The link between COVID-19 and VItamin D (VIVID): a systematic review and meta-analysisAutori: Bassatne A, Basbous M, Chakhtoura M, Zein OE, Rahme M, Fuleihan GE
Rivista: Metabolism. 2021 Mar 24:154753.
La
gravità della malattia e i tassi di
mortalità dovuti all'infezione da COVID-19 sono maggiori nei
pazienti anziani e cronici, popolazioni
ad alto rischio di carenza di vitamina D. La vitamina D svolge un ruolo importante nella funzione immunitaria e nell'infiammazione. La revisione sistematica e la meta-analisi valutano l'
impatto dello stato di vitamina D e della
supplementazione, sulla mortalità e sugli esiti di salute, correlati a COVID-19.
Metodi. Gli autori hanno identificato gli studi in quattro database fino al 18 dicembre 2020 e nei registri dei trial fino al 20 gennaio 2021. Due revisori hanno esaminato gli studi, raccolto dati, valutato il rischio di bias e classificato le prove di ciascun risultato tra gli studi, in modo indipendente e in doppio.
Gli esiti di interesse pre-specificati erano
mortalità, ricovero in
terapia intensiva,
ventilazione invasiva e non invasiva,
ospedalizzazione, tempo di
degenza ospedaliera,
gravità della malattia e
positività a SARS-CoV-2.
Sono stati inclusi nella prima analisi solo i dati di articoli sottoposti a
peer-review.
Risultati. Son stati identificati
31 studi osservazionali sottoposti a peer-review.
- Nell’analisi primaria, c'era una tendenza positiva tra illivello sierico di 25(OH)D < 20 ng/ml e un aumento del rischio di mortalità, ricovero in terapia intensiva, ventilazione invasiva, ventilazione non invasiva o positività a SARS-CoV-2. Tuttavia, queste associazioni non erano statisticamente significative
- I livelli medi di 25(OH)D erano 5,9 ng/ml (95% CI [-9,5, -2,3]) significativamente più bassi nei pazienti COVID-19 positivi, rispetto ai pazienti negativi
- La certezza delle prove rimaneva molto bassa.
Sono stati identificati anche
32 protocolli di sperimentazione clinica, ma solo
tre hanno pubblicato i risultati fino ad oggi. Nei trial vengono somministrate dosi di vitamina D da 357 a 60.000 UI / giorno, da una settimana a 12 mesi. Otto
megatrial studiano l'efficacia della vitamina D in
pazienti non ricoverati (outpatient populations)
- Uno studio pilota ha rivelato una diminuzione significativa dei ricoveri in terapia intensiva con calcifediolo, rispetto al placebo (OR = 0,003), ma la certezza dell'evidenza non era chiara
- Un altro piccolo studio ha dimostrato che l'integrazione con colecalciferolo, 60.000 UI / die, ha ridotto i livelli di fibrinogeno, ma non ha avuto un effetto sui livelli di D-dimero, procalcitonina e CRP, rispetto al placebo
- Un terzo studio non ha trovato alcun effetto della supplementazione di vitamina D sui risultati di salute correlati a COVID-19.
Conclusioni. Sebbene le prove disponibili fino ad oggi, da studi osservazionali di scarsa qualità, possano essere interpretate come una
tendenza per un'associazione tra bassi livelli sierici di 25(OH)D e risultati di salute correlati a COVID-19, questa
relazione non è stata trovata come statisticamente significativa
La
supplementazione di calcifediolo può avere un effetto protettivo sui ricoveri in terapia intensiva correlati a COVID-19
L'
attuale uso di alte dosi di vitamina D nei pazienti con COVID-19
non è basato su prove solide.
Occorre
attendere i risultati degli studi in corso per determinare l'efficacia, le dosi ottimali e la sicurezza dell'integrazione di vitamina D per prevenire e trattare gli esiti di salute correlati a COVID-19.
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