Come rilevano gli autori di un
recente studio, dalla metà del 2020 alcuni centri di endocrinologia pediatrica in Italia hanno osservato un
aumento significativo del numero di pazienti di sesso femminile che presentano precoci pubertà, menarca precoce e pubertà in rapida progressione.
La
prima segnalazione di un incremento fu fatta dall'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze subito dopo il lockdown. Successivamente
un’altra indagine, i cui risultati sono stati pubblicati in una lettera all'editore, è stata svolta dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Il
primo studio evidenziò un
aumento del numero di diagnosi e un'
accelerazione nella progressione della pubertà; ipotizzò che questo fenomeno fosse associato all’aumento dell'indice di massa corporea (BMI) per sedentarietà, riduzione dell’attività fisica e abbondante alimentazione, nonché all'incremento dell'uso dei dispositivi elettronici.
Il
secondo studio ha confermato l'
incremento del numero di diagnosi di pubertà precoce e la netta prevalenza nelle
femmine.
Casi di pubertà precoce femminile: le possibili cause
Lo
studio recente, pubblicato nella rivista Frontiers in Peditrics, evidenzia in una figura i
possibili fattori che contribuiscono/causano la pubertà precoce:
Vengono dettagliatamente considerati nel full-text dell’articolo:
- i possibili effetti diretti dell’infezione da Sars-Cov2
- i fattori emozionali e psicologici
- l’alimentazione, l’adiposità e l’attività fisica
- icambiamenti nel dormire
- i cambiamenti nell’uso dei dispositivi digitali
- la carenza di vitamina D e la diversa esposizione agli interferenti endocrini.
Pubertà precoce e Covid: le conclusioni dello studio in sintesi
Sulla base di varie considerazioni, l'ipotesi di un
effetto diretto di Sars-Cov-2 come innesco della pubertà rimane improbabile.
Inizialmente si pensava che i
cambiamenti nello stile di vita, nel tempo davanti allo schermo e nelle abitudini del sonno potessero esserne la causa ma, se
considerati singolarmente,
non sono sufficienti a spiegare questo fenomeno.
Probabilmente, i
cambiamenti nei mediatori nervosi centrali e un
aumento delle catecolamine potrebbero contribuire come innesco. Tuttavia questi
aspetti sono
poco studiati e compresi, così come le reali percezioni di questi bambini.
Infine,
stare di più in casa ha sicuramente
privato i bambini della luce solare e esposto invece a contaminanti specifici e a
interferenti endocrini, che possono essere contenuti in vari oggetti nelle abitazioni; queste sostanze potrebbero aver contribuito ai cambiamenti osservati nei tempi e nella progressione della pubertà.
Sarebbe della massima importanza confrontare questo fenomeno in tutto il mondo con studi appropriati, al fine di verificare ciò che sta accadendo e ottenere una nuova visione delle conseguenze della pandemia di Covid-19 e della pubertà precoce, nell’ottica di una futura prevenzione.
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