Un recente studio
COVID-19 in schools: Mitigating classroom clusters in the context of variable transmission considera varie
opzioni per poter contenere i rischi alla riapertura delle
scuole.
Durante la pandemia di COVID-19 si è verificata una diffusa
chiusura delle scuole.
Poiché le chiusure sono costose e dannose, da allora molte “giurisdizioni” hanno
riaperto le scuole attuando
misure di controllo.
Le prime evidenze indicavano che le
scuole erano
a basso rischio e che era improbabile che i bambini fossero molto infettivi,
ma sta diventando chiaro che i
bambini e i
giovani possono
acquisire e
trasmettere COVID-19 negli ambienti scolastici e che i cluster di trasmissione e le epidemie possono essere estese.
Nello studio viene descritta la
contrastante letteratura sulla trasmissione scolastica e viene sostenuto che l'apparente discrepanza può essere riconciliata dall'
eterogeneità, o "
sovradispersione" nella trasmissione:
molte esposizioni producono
poco o nessun rischio di incremento della trasmissione, ma
alcune sfortunate esposizioni causano invece una trasmissione considerevole.
Inoltre, la
carica virale respiratoria è elevata nei bambini e nei giovani come negli adulti, si verifica una
trasmissione pre- e asintomatica ed è stata stabilita la possibilità di trasmissione di aerosol.
E’ stato usato un modello stocastico basato sull'individuo, per trovare le implicazioni di queste osservazioni combinate per le dimensioni dei cluster e le misure di controllo.
Sono stati considerati i
contributi sia
individuali che
ambientali/di attività per la
velocità di trasmissione, poiché entrambi sono noti per contribuire alla variabilità nella trasmissione.
Anche piccole
eterogeneità in questi contributi si traducono in dimensioni dei
cluster di trasmissione altamente
variabili nell'ambiente scolastico, con cluster che vanno da 1 a 20 individui in una classe di 25.
Nessun protocollo di mitigazione preso a modello e avviato da un test positivo in un individuo sintomatico, è in grado di
prevenire grandi cluster di trasmissione a meno che la velocità di trasmissione non sia bassa (nel qual caso i grandi cluster non si verificano in ogni caso).
Tra le misure “prese a modello”, solo un
rapido monitoraggio universale (ad esempio mediante
test regolari, in loco e in pool) ha realizzato questa prevenzione.
Gli autori dello studio suggeriscono approcci e motivazioni per mitigare i cluster più grandi, anche se si prevede che siano rari.
Scuole e Covid: le raccomandazioni ECDC e WHO Europe
Anche ECDC e WHO, in due recenti report, fanno riferimento ai
test in ambito scolastico, come strumento di
prevenzione alla diffusione dei contagi.ECDC nel tecnnical report
COVID-19 in children and the role of school settings in transmission, evidenzia l’importanza che vengano stabilite
strategie di test per le strutture educative, volte a testare tempestivamente i
casi sintomatici per garantirne l'
isolamento e la
tracciabilità e la
quarantena dei loro
contatti. Quando vengono identificati casi positivi, la scuola dovrebbe essere informata, la ricerca dei contatti dovrebbe essere avviata secondo le linee guida locali e dovrebbe essere considerata la comunicazione e il test dei contatti stretti, idealmente con test diagnostici rapidi.
Recommendations from the European Technical Advisory Group for schooling during COVID-19 di
WHO-Europe rappresenta il lavoro del TAG (Tecnical Advisory Group) tra ottobre 2020 e giugno 2021. Il documento è citato peraltro anche nel report di ECDC, sopra menzionato. Le raccomandazioni, approvate dal TAG, rappresentano le
migliori evidenze disponibili e la consulenza di esperti per una
scuola sicura, alla fine di giugno 2021.
Tra i punti chiave delle raccomandazioni, al punto Key issue 2, Testing strategy in the school setting, viene tra l’altro riportato:
- Possono essere presi in considerazione screening (systematic serial test) su bambini e personale scolastico, per la diagnosi precoce dei casi infettivi senza sintomi (pre-/asintomatici), ma il rapporto costo-efficacia di questo approccio in contesti a bassa prevalenza non è chiaro.
Nelle considerazioni finali:
- i test PCR (Polymerase Chain Reaction) e i test antigenici in ambito scolastico, in termini di apertura delle scuole e controllo della trasmissione, devono essere valutati sulla base della loro efficacia, del rapporto costo-efficacia e della fattibilità
- i test dovrebbero essere prioritari per i bambini sintomatici con infezioni respiratorie acute di qualsiasi gravità, se appartengono a un gruppo vulnerabile, a un gruppo a rischio o sono in una situazione particolare ad alto rischio di ulteriore diffusione
- i metodi di effettuazione dei test devono considerare l’accuratezza diagnostica dei test, la necessità di “testare” prima della diffusione dell’infezione e, se lo studente è isolato, la frequenza, il materiale da testare, il supporto (specialmente i test autosomministrati), le misure di follow-up nel caso di test positivo
- l’indagine dei cluster nei bambini in ambiente scolastico dovrebbe essere organizzata in un modo da consentire la continuità dell'apprendimento
- dovrebbe essere evitato, nelle scuole, il controllo di routine della temperatura o dei sintomi poiché non sono disponibili prove a sostegno del loro utilizzo.
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